Municipium
Cos'è
Lunedì 4 agosto ore 21:15 al Santuario di San Donato
Uno spettacolo di Alessandro Berti
Dal testo Giuseppe e i suoi fratelli di Ignazio De Francesco
Con: Alessandro Berti, Savì Manna e Francesco Maruccia
Cura: Gaia Raffiotta
Assistente alla regia: Caterina Baldini
Direzione tecnica: Massimiliano Ferrari
Immagini: Daniela Neri
Una produzione Casavuota aps
Con il sostegno di Comitato Regionale per le Onoranze ai caduti di Marzabotto / Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna / AvoC
E con il patrocinio del Comune di Pianoro
In una cella di un carcere italiano, tre uomini. Un vecchio siciliano ex sicario di mafia, un
giovane magrebino incastrato per droga e un uomo di mezz’età, forse ebreo, misterioso e
colto, in galera per un raptus. Che cosa lega, che cosa divide, questi tre uomini che vengono
da sponde diverse del Mediterraneo e si trovano a dovere espiare, in una cella minuscola,
delitti tanto diversi?
Scritto di prima mano da un esperto di carcere e Medio Oriente, Ignazio De Francesco,
adattato alla scena da Alessandro Berti, al terzo capitolo del sodalizio trai due (dopo i
fortunati Leila della Tempesta, 2017 e Simeone e Samir, 2019), questo Joseph & bros
spariglia le carte degli stereotipi, squarcia il velo dell’oggi per parlare di antiche fraternità
mediorientali, di fedi e identità problematiche, di responsabilità da prendersi, come
soggetti, di doveri di verità storica. E parla di tutto questo usando la costrizione carceraria
come cartina al tornasole della società tutta, come acceleratore di sentimenti, di idee, di
conflitti, coi quali i tre dovranno infine fare i conti.
La storia biblica, e coranica, di Giuseppe e i suoi fratelli è il sottofondo simbolico della
vicenda, il nodo mitico delle possibilità e difficoltà di una fraternità mediterranea. E questa
antica storia di difficile convivenza (il tentato omicidio, il rapimento e la vendita come
schiavo di un fratello) ispirerà i giochi di ruolo dei tre detenuti, in una cella che diventa
sineddoche e metafora dei territori palestinesi di oggi divisi da un muro, giochi di
fratellanza da tentare, da riprendere dopo ogni fallimento, giochi che l’obbligatorietà della
convivenza in cella rende estremi, necessari, e giochi dei quali il più sorprendente, e per
loro appassionante, sarà la formazione di una vera e propria folk band carceraria, a cui i tre
detenuti daranno vita, chiamandosi proprio Ioseph & Bros e accompagnando i capitoli
della vicenda fino a un vero e proprio piccolo concerto finale.
La tecnica scenica, come sempre nei lavori di Berti, è un rigoroso lavoro d’attore che nulla
concede all’istrionismo e al compiacimento. Azzerata le scenografia, come in cella, ci sono i
corpi in carne e ossa di tre maschi, con i loro odori, le loro movenze, le loro voci, uomini
segnati ma non vinti. Una semplicità registica che esalta il lavoro dell’attore e fa parlare il
testo, lasciando al pubblico tutti i semi di riflessione e emozione da sgranare poi a casa, a lungo.
giovane magrebino incastrato per droga e un uomo di mezz’età, forse ebreo, misterioso e
colto, in galera per un raptus. Che cosa lega, che cosa divide, questi tre uomini che vengono
da sponde diverse del Mediterraneo e si trovano a dovere espiare, in una cella minuscola,
delitti tanto diversi?
Scritto di prima mano da un esperto di carcere e Medio Oriente, Ignazio De Francesco,
adattato alla scena da Alessandro Berti, al terzo capitolo del sodalizio trai due (dopo i
fortunati Leila della Tempesta, 2017 e Simeone e Samir, 2019), questo Joseph & bros
spariglia le carte degli stereotipi, squarcia il velo dell’oggi per parlare di antiche fraternità
mediorientali, di fedi e identità problematiche, di responsabilità da prendersi, come
soggetti, di doveri di verità storica. E parla di tutto questo usando la costrizione carceraria
come cartina al tornasole della società tutta, come acceleratore di sentimenti, di idee, di
conflitti, coi quali i tre dovranno infine fare i conti.
La storia biblica, e coranica, di Giuseppe e i suoi fratelli è il sottofondo simbolico della
vicenda, il nodo mitico delle possibilità e difficoltà di una fraternità mediterranea. E questa
antica storia di difficile convivenza (il tentato omicidio, il rapimento e la vendita come
schiavo di un fratello) ispirerà i giochi di ruolo dei tre detenuti, in una cella che diventa
sineddoche e metafora dei territori palestinesi di oggi divisi da un muro, giochi di
fratellanza da tentare, da riprendere dopo ogni fallimento, giochi che l’obbligatorietà della
convivenza in cella rende estremi, necessari, e giochi dei quali il più sorprendente, e per
loro appassionante, sarà la formazione di una vera e propria folk band carceraria, a cui i tre
detenuti daranno vita, chiamandosi proprio Ioseph & Bros e accompagnando i capitoli
della vicenda fino a un vero e proprio piccolo concerto finale.
La tecnica scenica, come sempre nei lavori di Berti, è un rigoroso lavoro d’attore che nulla
concede all’istrionismo e al compiacimento. Azzerata le scenografia, come in cella, ci sono i
corpi in carne e ossa di tre maschi, con i loro odori, le loro movenze, le loro voci, uomini
segnati ma non vinti. Una semplicità registica che esalta il lavoro dell’attore e fa parlare il
testo, lasciando al pubblico tutti i semi di riflessione e emozione da sgranare poi a casa, a lungo.
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A chi è rivolto
A tutta la cittadinanza
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Date e orari
04 ago
04
ago
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Costo
Gratuito
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Luogo
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Punti di contatto
ufficio Cultura : biblioteca@comune.osiosotto.bg.it
Ultimo aggiornamento: 16 luglio 2025, 16:19